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Oggi, per la prima volta dopo i lunghi rigori invernali, mi sono accorto che la primavera sta arrivando. L’aria è ancora fredda dalle recenti nevicate, ma finalmente il sole s’è fatto caldo e presente. La natura stessa non ha mancato di farmi assaporare il suo incipiente risveglio facendomi svegliare con un’erezione granitica sotto ai pantaloni del pigiama. Ci risiamo, nonostante l’energica masturbazione di ieri sera, al mattino la voglia torna in pieno. Sono un ragazzo per bene, studente universitario, elegante e raffinato. Pochi immaginano che sotto questo visino pulito e innocente si nascondano diverse personalità, tutte accomunate da una passione sfrenata per il sesso e per le perversioni erotiche. Ho deciso di aprimi qui al grande pubblico, raccontando senza pudori ma non per questo senza eleganza e classe tutto quello che la mia mente fantasiosamente produce e che qualche volta ho la fortuna e merito di riuscire a mettere in pratica. Senza censure, perché il sesso è arte, né false modestie, perché ho la pretesa di pensare di essere sufficientemente passionale da potermi raccontare a voi, miei lettori. La mattinata odierna, come vi raccontavo, è stata caratterizzata da una potente erezione. Ho la fortuna di aver ricevuto in dono un pisello massiccio e ben proporzionato. In erezione si posiziona perfettamente in verticale, la cappella che sfiora l’ombelico. Ma il suo punto di forza è la larghezza, non entra in un rotolo di carta igienica. Inutile dirvi che ho provato a ficcarcelo dentro, più di una volta. Mi va in erezione facilmente ed è fin troppo spesso voglioso. Ma oggi niente di interessante, quindi sono finito a ricordare con piacere alcune tra le mie migliori scopate, per tenermi compagnia durante la gustosa masturbazione mattutina. Da qualche tempo a questa parte ho un compagno di merende più o meno fisso. Si chiama Rodrigo e nonostante sia di diversi anni più giovane di me, a letto si è rivelato un ottimo amante. L’ho sedotto quasi più per curiosità che per vero interesse. Era vergine e avevo voglia di sverginarlo, principalmente da dietro. Ce la feci in meno di una settimana, era voglioso come una cagnetta in calore e aveva il fondoschiena morbido come il burro. Gli sverginai anche il cazzo, se così si può dire. Era la prima volta che lo infilava in un altro uomo. Date le sue dimensioni, non ho problemi a dire che farmi montare da lui a volte si rivela impegnativo. Quasi sempre, però, devo ammettere che ne vale la pena. Ho insegnato tanti trucchetti a questo mio apprendista. Ha imparato in fretta, e bene. Ha imparato a prendere la mia cappella in bocca appena mi sveglio, ha imparato che il sapore dello sperma non è così amaro se stai facendo godere qualcuno che lo desidera ardentemente, ha imparato a mettersi a pecora per me, permettendomi di penetrarlo a fondo e a gemere dolcemente mentre gli eiaculo dentro con la massima soddisfazione. Ma non pensate che sia solo la mia troietta: ha imparato anche a infilarmi le dita nell’ano con grande arte e maestria, ha imparato che se non mi tappa la bocca quando mi sbatte finisco per rumoreggiare troppo e ha imparato che ho un talento naturale per l’ingoio profondo. Con lui ho decisamente scoperto le gioie dei piaceri anali, che ogni uomo di aperta mentalità dovrebbe assaporare, sia egli eterosessuale o omosessuale. Ci ho fatto numerose scopate selvagge, finora, e stamattina ho riportato alla mente quella volta in cui l’ho penetrato sulla lavatrice. Era primavera, non ci vedevamo da qualche giorno ed eravamo entrambi arrapati come cani in calore. Entrò in casa e gli misi la lingua in bocca e una mano nelle mutande che ancora era sulla porta di casa. Lo spogliai in fretta, ci dirigemmo verso il bagno e senza troppi complimenti lo misi sulla lavatrice. Non voleva farlo lì, avrebbe preferito andare in camera da letto, ma non m’importava molto. Lo ridussi al mio volere leccandolo sul collo e premendo la cappella sulle sue natiche, i suoi punti deboli. Lo feci sedere e gli aprii le gambe, mettendomele sulle spalle. In un attimo gli ero dentro, siano benedetti culi morbidi e subito disponibili alla penetrazione come il suo. Fu una scopata breve e intensa, spinte profonde portarono entrambi all’orgasmo. Schizzai dentro di lui – che liberazione! – , lui venne poco dopo, sborrandosi sulla pancia. Raccolsi con la mano la sborra che stava scivolando per terra, ne assaggiai un po’ e gli spalmai il resto su una guancia, mentre tentava invano di ritrarsi schifato. “Stai diventando bravino” gli dissi uscendo fuori da lui, con un mezzo sorriso “e ora vai a darti una pulita, che sei tutto sporco!”.